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s. Mercurio, protettore di Benevento
a cura di Sergio Pacillo
(1^ stesura: 28/11/2013)
ritaglio di immagine di San Mercurio.olio su tela del XVIII secolo, chiesa del S.mo Salvatore, Toro.
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Nacque in Armenia da un certo Gordiano intorno all’anno 225 e il suo nome originario era Filopatore (Filopatròs amante della patria, del padre). [1] 

Ancora giovane, sotto l’imperatore Decio (249-251), si diede al mestiere delle armi nella compagnia dei Martenses, agli ordini del tribuno Saturnino di stanza in Armenia, dove divenne presto famoso con il soprannome di “Mercurio” che i commilitoni vollero attribuirgli per le sue virtù militari. Era di corporatura imponente, splendido alla vista, biondo, con le guance rosate. Tra le sue gesta si annovera l’uccisione di Iotapiano (a. 249), aristocratico siriano di stirpe regale che si era ribellato all’imperatore romano Filippo l’Arabo; gli tagliò la testa e la presentò ad Etrusco, figliolo di Decio, affinché la spedisse a Roma come segno del successo delle sue imprese militari.[2]

Ma proprio quando il suo successo giunse al culmine, portandolo al grado di Principe di una delle coorti di Roma, si vide ammonito da un angelo del Signore, che lo invitava a cambiare vita. Si ricordò allora di essere figlio di un cristiano e di essere stato battezzato con il nome di Filopatròs. Passato a mettere in pratica l’insegnamento di Cristo, confessò la sua fede all’imperatore, suo amico, che aveva da poco sconfitto a Verona Filippo l’Arabo. [3]

Fu degradato, spogliato del cingolo militare e sottoposto per tre volte a crudelissime torture, ma per tre volte venne miracolosamente guarito da un angelo. [4]

Fu dapprima legato a quattro pali e sfregiato con coltelli per tutto il corpo, tenuto su fuoco ardente che tendeva a spegnersi per il gocciolare del suo stesso sangue. Poi venne sospeso per la testa con un macigno attaccato ai piedi. Quindi venne flagellato con sferze metalliche.[5]

Infine fu condotto a dorso di un asino nella città di Cesarea in Cappadocia (attuale Kayseri in Turchia), sua patria d'origine, e lì fu decapitato conseguendo la palma del martirio nel mese di giugno dell’anno 250, in un periodo in cui sembrava che si stesse avverando l’Apocalisse. [6]

Aveva 25 anni. [7]

Dopo quasi cent’anni dalla sua morte, nell’anno 363, accadde che s. Basilio (poi vescovo di Cesarea), mentre stava pregando davanti ad un quadro raffigurante la sua immagine e quella della b.ma Vergine Maria per ottenere la fine della persecuzione attuata da Giuliano l’Apostata, se lo vide apparire stringente in mano un’asta insanguinata. Qualche tempo più tardi si venne a sapere che l’empio imperatore, risalendo il fiume Tigri, dopo aver tentato l’assedio alla città di Ctesifonte contro i Sasanidi, il 26 giugno di quello stesso anno, era morto colpito da un giavellotto lanciato da una mano ignota e che le sue ultime parole erano state: “Hai vinto Galileo!”. S. Basilio volle così attribuire l’avvenimento all’intervento diretto di s. Mercurio.[8]

Nell’anno 663 Costante II, sbarcando a Taranto con l’intento di conquistare l’Italia Meridionale, portava con sé dalla città di Cesarea una parte consistente dei suoi resti mortali, invocandolo a protettore delle sue armi. Distrutta la città di Lucera, prima di giungere a Benevento per porre l’assedio alle sue mura, l’empio imperatore sostò a Quintodecimo, un borgo della città di Aeclanum (Mirabella Eclano, AV), che aveva distrutta da poco, lasciando le sacre spoglie in custodia d’alcuni monaci, che più tardi edificarono in suo onore una Chiesa ed un Monastero femminile. Secondo altri fu il duca di Benevento, Romualdo, che dopo aver sconfitto Costante II, volle mettere al sicuro le spoglie di s. Mercurio in un monastero di Quindici (AV). Secondo altri ancora, Costante II, dopo aver assediato invano Benevento, fu  costretto  precipitosamente a riprendere il mare e a lasciare le sacre spoglie a Quintodecimo (AV) (quest’ultima versione non è purtroppo attendibile perché sappiamo che, dopo la sconfitta di Benevento, Costante II ebbe tutto il tempo di andare a Roma, spogliarla di molti tesori e trasferirsi in Sicilia). [9]

Comunque siano andate le cose, quei sacri resti rimasero a Quintodecimo per più di un secolo, cioè fino a quando il 26 d’agosto dell’anno 768 il duca Arechi II non li portò a Benevento per tumularli, “ad tutelam urbis  ante sanctorum aram duodecim fratrum et ceterorum”, sotto uno degli altari della chiesa di S. Sofia, che in quegli anni vedeva la conclusione della sua costruzione. [10]

 

 

Liborio Pizzella, lunotto del portale della Chiesa di S. Sofia di Benevento:

Cristo in trono tra la Madonna e s. Mercurio, con Arechi II orante

 

Oggi alcune parti di quelle sante spoglie, le più numerose, si trovano a Montevergine, nella cripta di S. Guglielmo, dove al nostro Santo è dedicato anche un altare. Altre si trovano a Montecassino, dove furono trasportate dall’abate Desiderio (il b. Vittore III, dai natali beneventani), che le depose sotto l’altare di S. Michele Arcangelo. Altre ancora, un braccio ed un pezzo di spalla sono conservate a Serracapriola, in provincia di Foggia. [11]

A sua gloria il Signore operò molti miracoli, come quello della guarigione di un monaco sofiano, nel 1057, ai tempi dell’abate Desiderio (poi papa Vittore III). [12]

Nel corso dei secoli s. Mercurio, benché sia passato in secondo ordine nella memoria dei beneventani, è rimasto uno dei protettori di Benevento. [13]

Il giorno della sua festa è il 25 novembre o il 26 agosto (giorno della sua traslazione).

Rimane patrono di Toro (CB) e Serracapriola (FG).



[1] B. S., op. cit., vol. IX, cl. 362; Borgia S., op. cit., vol. I, pp. 207, 208 e 217;

   http://it.wikipedia.org/wiki/Mercurio_di_Cesarea

   http://web.i2000net.it/sanfantino/santi/mercurio.htm

[2] B. S., op. cit., vol. IX, cl. 362; Borgia S., op. cit., vol. I, pp. 207, 208 e 217;

   http://it.wikipedia.org/wiki/Iotapiano, secondo cui, invece, Iotapiano morì per mano dei suoi stessi soldati;

   http://web.i2000net.it/sanfantino/santi/mercurio.htm

[3] B. S., op. cit., vol. IX, cl. 362; Borgia S., op. cit., vol. I, pp. 207, 208 e 217.

   http://www.santiebeati.it/dettaglio/79100;http://it.wikipedia.org/wiki/Mercurio_di_Cesarea

[4] B. S., op. cit., vol. IX, cl. 362; Borgia S., op. cit., vol. I, pp. 207, 208 e 217.

   http://www.santiebeati.it/dettaglio/79100; http://it.wikipedia.org/wiki/Mercurio_di_Cesarea

[5] B. S., op. cit., vol.IX, cl. 362; Borgia S., op. cit., vol. I, pp. 207, 208 e 217.

  http://www.santiebeati.it/dettaglio/79100; http://it.wikipedia.org/wiki/Mercurio_di_Cesarea;

  http://web.i2000net.it/sanfantino/santi/mercurio.htm

[6] B. S., op. cit., vol. IX, cl. 362; Borgia S., op. cit., vol. I, pp. 207, 208 e 217;

   http://www.santiebeati.it/dettaglio/79100

   http://it.wikipedia.org/wiki/Kayseri

[8] Borgia, op. cit., vol. I, pp. 208 e 209; Treccani, op. cit., vol. V, p.437, voce Giuliano l’Apostata;

   http://it.wikipedia.org/wiki/Mercurio_di_Cesarea

[9] Borgia S., op. cit., vol. I, pp. 208, 209, 211, 217, 231 e 239; Ciarlanti G. V., op. cit., p. 205; Rotili Marcello, op. cit., pp. 185 e 188

 http://notizie.comuni-italiani.it/foto/58619;.

[10] Borgia S., op. cit., vol. I, pp. 208, 209, 211, 217, 231 e 239; Ciarlanti G. V.,op. cit., p. 205; Rotili Marcello, op. cit., pp. 185 e 188

  http://notizie.comuni-italiani.it/foto/58619

[11] Borgia S., op. cit., vol. I, p. 220.

  http://notizie.comuni-italiani.it/foto/58619

[12] Borgia S., op. cit., vol. I, pp. 230 e 231.

[13] Borgia S., op. cit., vol. I, pp. 230 e 231.

San Mercurio uccide l'imperatore Giuliano olio su tela del XVIII secolo, chiesa del Santissimo Salvatore, Toro.

da Youtube:
San Mercurio part 1
toro,%20chiesa%20del%20ss.%20salvatore%20200.jpg
ritaglio di immagine da Google maps:
Chiesa del Santissimo Salvatore, Toro.
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