Il nome Bartolomeo è il patronimico dall’aramaico di bar Thalmay = figlio di Tolmai, che significa “figlio di colui che solleva la
tempesta” ovvero “figlio di colui che controlla le acque”. [1]
S. Bartolomeo può essere identificato con Natanaele del Vangelo di Giovanni,
un pescatore nativo di Cana di Galilea. [2]
Fu l’amico Filippo di Betsaida a presentarlo a Gesù di Nazaret durante la predicazione
sulle rive del Giordano, assicurandogli che finalmente avevano trovato Colui di cui avevano scritto Mosè nella legge ed i profeti.
Natanaele doveva conoscere bene Nazaret, un paesino a pochi chilometri dalla sua Cana, ed era convinto che da quelle poche case
sparse non potesse venire nulla di buono, ma rimase sbigottito quando al Suo cospetto si vide elogiato anziché rimproverato, così
come era logico doversi aspettare.
“Ecco un autentico israelita, in cui non c’è falsità”, disse Gesù.
“Donde mi hai conosciuto” gli
chiese meravigliato.
E Lui: “Prima che Filippo ti chiamasse, ti ho visto sotto il fico”.
Allora Bartolomeo, che aveva probabilmente
l’abitudine di appartarsi sotto il fico di casa sua, lontano dallo sguardo della gente, per chiedere al Signore che gli chiarisse
la venuta del Messia, o quanto meno sentitosi colpito nell’intimo, esclamò: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele”.
Gesù gli rispose: “Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico credi? Vedrai cose ben più grandi! In verità, in verità vi dico:
Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e discendere sul Figlio dell’uomo”. [3]
Tre giorni più tardi partecipò alle nozze
di Cana, assistendo alla trasmutazione miracolosa dell’acqua in vino. [4]
Fu scelto da Gesù insieme agli altri Apostoli a predicare
la parola del Vangelo, con il potere e l’autorità su tutti i demoni, di curare le malattie e di guarire gli infermi. [5]
Presente all’istituzione
dell’eucarestia durante ultima cena e testimone di vita con Cristo risorto, insieme ad altri apostoli mangiò con Lui sul lago di Tiberiade
in occasione della pesca miracolosa. [6]
Presente all’Ascensione ed assiduo nella preghiera, nel giorno di Pentecoste fu colmato di
Spirito Santo insieme agli apostoli ed alla Madonna.
Benché nelle sue predicazioni operasse miracoli e cacciasse i demoni dagli ossessi,
fu respinto dai Giudei.
Si spostò quindi in Etiopia, in Libia, in Arabia, nelle Indie Orientali (dove portò il Vangelo di Matteo)
e nell’Armenia Maggiore, convertendo il re Polimio e la sua sposa, liberandone la figlia da un demonio. Ma Astiage, il fratello del
re, attirato dalla parte di irriducibili pagani spinti da odio diabolico, lo fece imprigionare e condannare ad essere scorticato vivo
e decapitato in un anno imprecisato tra il 60 ed il 70. [7]
Per questa ragione viene rappresentato in genere sia ostendente la pelle
staccata sia con un libro o un rotolo in una mano e nell’altra un coltello, lo strumento del martirio. [8]
Riconosciuto patrono principale
di Benevento sin dall’838, viene festeggiato il 24 agosto.
E’ patrono di oltre sessanta comuni d’Italia, di Francoforte sul Meno e
Maastricht.
Rimane protettore dei Macellai, Cuoiai, Calzolai, Fabbricanti di guanti, Legatori di libri, Pellicciai, Sarti e Conciatori.
[1] Gualandi
A., op. cit., p. 495; http://it.wikipedia.org/wiki/Isol.a_di_Lipari
[2] Cana era un paesino a circa otto chilometri da Nazaret.
Oggi se ne scorgono solo alcune rovine.
[3] Vangelo secondo Giovanni, 1, 45-51.
[4] Vangelo secondo Giovanni, 2, 1-12.Natanaele, praticamente
compaesano degli sposi, non viene espressamente nominato tra gli invitati alle nozze, ma l’evangelista racconta che Gesù era stato
invitato con i suoi discepoli, che fino a quel momento erano Andrea, Simone, Giovanni, Filippo e Natanaele.
[5] Vangelo secondo Luca, 9,1-6
[6] Vangelo
secondo Giovanni, 21, 1-19.
[7] http://it.wikipedia.org/wiki/bartolomeo_apostolo; http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Lipari
Nella
sua Historia Ecclesiastica Eusebio narra che verso l’anno 200 Panteno trovò in India il Vangelo di Matteo scritto in aramaico e si
sentì dire che vi era stato portato da s. Bartolomeo.
http://www.uniurb.it/Filosofia/bibliografie/bartolomeo/bartolomeo/vita.html
[8] B. S., op. cit., vol. II, p. 855; Gualandi A., op. cit., p. 495; Treccani, op. cit., vol. II, p. 103, voce San Bartolomeo.
Storia
delle reliquie
Le reliquie di s. Bartolomeo giunsero nell’isola di Lipari il 13 febbraio del 264, sotto il vescovo sant'Agatone, il
quale volle nominarlo patrono delle Eolie. [1]
Nel 410 furono traslate dal vescovo Mãruta a Maypherkat (in seguito chiamata Martiropoli).
Da lì, nel 507 furono trasferite a Darae (Dara, Anastasiopoli) ad opera dell’imperatore Anastasio I (491-518) e, poi, nel 580 (o 546)
vennero miracolosamente riportate nell’isola di Lipari, dove, agli inizi del IX secolo, i saraceni le sparsero sul lido. [2]
Secondo
una certa tradizione (ripresa anche da Martino Monaco), nell’anno 838 s. Bartolomeo apparve in visione a s. Bertario, monaco di Montecassino,
invitandolo a riferire al principe Sicardo di Benevento, forse suo lontano parente, che andasse a raccogliere le sue ossa sparse dai
saraceni sul lido dell’isola. Sicardo, bellicoso com’era, non dovette farsi pregare molto e nel mese d’aprile di quell’anno
trasportò a Salerno i sacri resti dell’Apostolo, ritrovati effettivamente sparsi sulla spiaggia dell’isola, come s. Bertario gli aveva
raccontato. Poi, nel mese d’agosto dello stesso anno, li fece portare a Benevento, collocandoli provvisoriamente nella chiesa di S.
Lorenzo extra moenia. [3]
A partire da quell’anno, ogni 24 agosto i Beneventani hanno festeggiato s. Bartolomeo riconoscendolo come
loro patrono.
Il 25 ottobre dell’anno successivo, con una solenne cerimonia, il vescovo Orso trasferì le sacre spoglie dalla chiesa
di S. Lorenzo all’omonima cappella vicino a di quella di s. Gennaro, ambedue situate sul lato est della chiesa di S. Maria de Episcopio.[4]
Da allora, chissà quanti tra laici o religiosi, umili o potenti, come l’imperatore Ludovico II e la moglie Ermengarda durante la
loro prigionia in Città nel mese d’agosto dell’anno 871, s. Enrico II nel 1022 e s. Brigida nel 1372, hanno pregato sulle sue spoglie,
riponendo speranze, chiedendo intercessioni ed implorando grazie! [5]
Nell’anno 962, Bernardo, figlio di Lioduno (Linduno o Liduino),
signore di tutto il Contado pennense, ottenne dal vescovo Landolfo di Benevento, fratello di suo padre, un osso dei sacri resti (precisamente
il braccio destro dal gomito alla spalla) e il 27 agosto dello stesso anno, fatti riunire i vescovi di Penna, Teramo, Chieti, Valva
e Marsi, lo collocò nella Chiesa che, in seguito ad un voto da assolvere verso il Signore per averlo guarito da una malattia mortale,
aveva fatto edificare in Carpineti (Carpineto) con l’annesso cenobio, sotto il titolo di S. Bartolomeo. [6]
Nell’anno 1000 Ottone III,
di ritorno dal Gargano, dove era andato penitente su ingiunzione dell’abate s. Romualdo, di passaggio per Benevento, chiese in dono
i resti mortali dell’Apostolo. Ma i Beneventani, non osando rispondere con un rifiuto, gli consegnarono il corpo di s. Paolino da
Nola, spacciandolo per quello richiesto e falsificando per l’occasione anche le iscrizioni dell’urna. L’imperatore, ignaro dell’inganno,
si apprestò a riporre le desiderate reliquie nella costruenda basilica romana nell’Isola Tiberina, dedicata a s. Adalberto, vescovo
di Praga, ma poi, scoperta la truffa, adiratissimo ritornò a Benevento; pur tuttavia, per quanto ponesse la Città sotto un pressante
assedio, se ne dovette tornare a Roma a mani vuote, terminando i suoi giorni lungo il viaggio, nel Castello di Paterno. [7]
Nell’anno
1026, a Limoges (Francia) fu edificato un Monastero sotto il titolo di S. Bartolomeo, per l’occasione di avervi trasferite da Benevento
alcune reliquie dell’Apostolo; donde accadde che il nuovo monastero ebbe il nome di Benevento, ovvero di Bénévent-l’Abbaye (Creuse,
in Francia). [8]
Il 1° settembre dell’anno 1134, mentre il papa Innocenzo riconosceva il conte Rainulfo come Duca di Puglia con il
consenso dell’imperatore Lotario che rimaneva accampato nelle vicinanze del Covante, l’imperatrice Florida entrava nella città di
Benevento con pompa magna, nell’intento di venerare i preziosissimi resti mortali di s. Bartolomeo. In quell’occasione i Beneventani
furono liberati dai dazi che fino a quel momento avevano pagato ai Normanni. [9]
A partire dal 1238, la calotta cranica di delle reliquie
si trova nel duomo di San Bartolomeo di Francoforte. [10]
Nel 1249 i Beneventani, dopo la distruzione della Città da parte delle
truppe sveve, insieme a quanto di più prezioso avevano, affidarono le reliquie di s. Bartolomeo ai monaci di Cava, al tempo dell’abate
b. Leonardo. E, quando il tesoro venne loro restituito, lasciarono in dono alla badia una porzione del cranio. Si racconta che, dopo
quella distruzione, qualche devoto cittadino di Benevento avesse visto l’Apostolo passeggiare per le vie della Città e discutere insieme
con altri Santi su quale pena chiedere per l’empio imperatore, che presto sarebbe stato portato davanti al giudizio di Dio. [11]
Nel
1338 l'Arcivescovo Arnaldo da Brusacco, durante un concilio provinciale, fece la prima ricognizione delle reliquie. In quella occasione le ossa, dopo essere state mostrate singolarmente ai vescovi ed al popolo, furono riposte in una pregiata cassa di bronzo dorato,
che seppur rovinata dai bombardamenti del 2° conflitto mondiale, ancora si conserva nel museo diocesano. [12]
Nel 1414 il re Ladislao
scrisse all’Arcivescovo e al capitolo di Benevento affermando di possedere un’insigne reliquia, forse un braccio, del corpo di s.
Bartolomeo.
Il 13 maggio 1698 il cardinale Orsini (arcivescovo di Benevento e futuro papa Benedetto XIII) indisse la seconda ricognizione.Dopo il controllo innanzi a 23 vescovi, a magistrati e al popolo, le reliquie furono riposte in nove ampolle, otto delle quali furono
racchiuse nell'urna di porfido e una contenente l'intero osso del metacarpo fu destinata alla venerazione pubblica. [13]
Nel 2001,
l’Arcivescovo Serafino Sprovieri indisse la terza ricognizione canonica delle reliquie. Dall'ampolla vitrea n. 4 furono prelevati
alcuni frammenti ossei destinati alla chiesa cattedrale di Lipari e alle sei parrocchie dell'Arcidiocesi di Benevento intitolate all’apostolo.
Oggigiorno
la maggior parte delle reliquie di s. Bartolomeo è custodita nell'urna di porfido sotto l’altare maggiore della basilica di
Benevento.
All’estero, una delle usanze legate alla festa di San Bartolomeo è il pellegrinaggio di Alm in Austria: la domenica prima
o dopo San Bartolomeo, gli abitanti della località austriaca di Alm si recano in pellegrinaggio a St. Bartholoma, sul Konigssee, nel
Berchtesgaden. I primi di questi pellegrinaggi risalgono al XV secolo e sono legati allo scioglimento di un voto perché cessasse un'epidemia
di peste. [14]
[2] Borgia S., op. cit., vol. I, pp. 307, 341 e 342; De Lucia S.,Passeggiate beneventane, op. cit., p. 126; Rotili Mario, Benevento e la Provincia Sannitica, op. cit., p. 36; Sarnelli P., op. cit.,
p. 46; Treccani, op. cit., vol. II, p. 103, voce san Bartolomeo. http://it.wikipedia.org/wiki/Bartolomeo_apostolo
[3] Borgia S., op.
cit., vol. I, pp. 307, 341 e 342; De Lucia S., Passeggiate beneventane, op. cit., p. 126; Rotili Mario, Benevento e la Provincia Sannitica, op.
cit., p. 36; Sarnelli P., op. cit., p. 46; Tempi Nuovi, periodico cit., dicembre 2000, p. 7; Treccani, op. cit., vol. II, p. 103,
voce Bartolomeo Apostolo, santo.
[4] Borgia S., op. cit., vol. I, p. 342; Grassi F., La Cattedrale di Benevento, op. cit., p. 38; Ibidem, I
Pastori della Cattedra Beneventana, op. cit., p. 27; Sarnelli P., op. cit., p. 46.
[5] Grassi F., I Pastori della cattedra Beneventana,
op. cit., p. 29; Rotili Mario, Benevento e la Provincia Sannitica, op. cit., pp. 32, 33 e 287; Vergineo G., Storia di Benevento e
Dintorni, op. cit., vol. I, p. 130.
[6] Ciarlanti G. V., op. cit., p. 240; Mammarella L., op. cit., p. 104; Sarnelli P., op. cit.,
p. 58.
[7] Borgia S., op. cit., vol. I, p. 103; Ibidem, vol. III, p. 207; Iamalio A., op. cit., p. 128; Sarnelli P., op. cit., pp.
68 e 71; Rotili Mario, Benevento e la Provincia Sannitica, op. cit., pp. 38 e 345; Treccani, op. cit., vol. IV, p. 444, voce Eriberto,
santo.
[8] B. S., op. cit., vol. II, cl. 861; Borgia S., op. cit., vol. I, p. 103.
Bénévent-l'Abbaye oggi è un comune francese
di circa 850 abitanti situato nel dipartimento della Creuse nella regione del Limosino.
[9] Borgia S., op. cit., vol. III, p. 99; Sarnelli
P., op. cit., p. 94.
[11] B. S., op. cit., vol. VII, cl. 1197; Borgia S., op. cit.,
vol. III, pp. 99 e 237; Sarnelli P., op. cit., pp. 94 e 113.
[14] http://www.santiebeati.it/dettaglio/21400
Storia
della basilica di s. Bartolomeo in Benevento
Nella città di Benevento la prima cappella dedicata a s. Bartolomeo risale all’anno 839.
Era situata sul lato est della chiesa di s. Maria de Episcopio, a fianco a quella di s. Gennaro ed ivi il 25 ottobre di quell’anno
il vescovo Orso trasferì le spoglie del Santo con una solenne cerimonia. [1]
E sin dal IX secolo quelle spoglie furono custodite gelosamente
tanto dal popolo quanto dai nobili. La famiglia Mascambruno, che per molti secoli conservò una delle tre chiavi dei catenacci che
chiudevano la cancellata messa a protezione del corpo del Santo dietro l’altare maggiore dell’omonima Basilica, discendeva proprio
dalla principessa Sichilenda, una sorella di Sicardo. [2]
L’Arcivescovo Landolfo II, nell’anno 1112, diede inizio alla costruzione
della nuova Basilica attigua alla Cattedrale, per collocarvi più dignitosamente il corpo del Santo. [3]
I lavori della nuova basilica
terminarono nel 1337 ed il papa Benedetto XII autorizzò l’arcivescovo Arnaldo a traslatarvi i resti di Santo che erano custoditi nella
cappella dalla Cattedrale. [4]
Nel 1430, l'arcivescovo Gaspare Colonna fece erigere una grande cupola sulla basilica, coronata da altre
due cupole più piccole, che andarono distrutte nel sisma del 5 giugno del 1688.[5]
Benché riparata dopo quel sisma, la basilica andò
interamente distrutta nel terremoto del 1702: l’unica cosa che si salvò, rimanendo intatta, fu l’urna dei sacri resti. La basilica
venne ricostruita in un luogo diverso, lungo l’attuale corso Garibaldi, per volere del papa Benedetto XIII, il cardinale Orsini già
arcivescovo di Benevento, che la inaugurò nel 1729. Affidata a lunghi restauri conservativi è stata recentemente riconsacrata il 27
ottobre 2001. [6]
[1] Borgia S., op. cit., vol. I, p. 342; Grassi F., La Cattedrale di Benevento, op. cit., p. 38; Ibidem, I Pastori
della Cattedra Beneventana, op. cit., p. 27; Sarnelli P., op. cit., p. 46.
[2] Giordano G., Aspetti di vita beneventana, op. cit., p.
20.
[3] Sarnelli P., op. cit., pp. 68 e 71.
[4] Sarnelli P., op. cit., pp. 68 e 71; Tempi Nuovi, periodico cit., dicembre 2000, p. 7.
[6] Rotili
Mario, Benevento e la Provincia Sannitica, op. cit., pp. 37, 79 e 80.