Enzo Ricciardi è un vero artista sannita, classificabile tra i non professionisti.
Ha dipinto e scolpito sin da ragazzo e, quasi come
arricchito dal suo lavoro che lo ha portato a viaggiare continuamente, segue instancabilmente il suo innato istinto a bilanciare i
colori e modellare forme sempre all’avanguardia.
Come se inseguito dalla sua vena artistica, anima superfici, tele o tavole che siano,
riuscendo a trasferire sull’osservatore, anche dall’onirico, esigenze espressive sempre nuove ed inesplorate.
Con i colori, che talvolta
sembrano modellare magiche figure, Ricciardi riesce ad anticipare e drammatizzare con puntualità i fermenti della vita quotidiana,
ad esplorare l’inesplorato, a liberare e rappresentare l’inconscio, ad esprimere, anche attraverso semplici ed esili figure, il disagio,
il dramma e l’angoscia dell’uomo moderno.
Gli effetti delle sue opere esplicitano, nel contempo, l’essere artista ed uomo laborioso,
scultore ed uomo moderno, modellatore ed uomo generoso, alla ricerca, nell’inafferrabile gioco della Fantasia con l’Arcano, di una
risposta attuale all’inquietante lotta tra il Male ed il Bene, tra il Profano ed il Sacro, tra la materia, con le sue immagini e le
sue forme, e l’energia pura che la sostiene.
E così con la stessa materia con la quale alle superfici aggiunge colori per dar vita
alle immagini, talvolta rese ancora più espressive dagli spessori della cartapesta, egli toglie il di più dalla nuda e selvaggia materia,
come le pietre di fiume levigate dal tempo, per riscoprirne magicamente forme da millenni nascoste o imprigionate.
Ha scritto di lui
Domenica Zanin: “ ….e ancora bellissime sculture che si affacciano dal legno e dalle pietre di fiume, opere che aggiungono vita alla
vita della natura e parlano con doppio messaggio”.
Giuseppina Luongo Bartolini: “ …… in cui riconosciamo un lungo e tenace studio della
materia, della pietra originaria ch’egli trasforma in corpi, profili, volti somiglianti al vero, nel solco del classicismo; e le nuove
esperienze della terracotta che raggiungono indicazioni realistiche e oggettive di grande interesse”.
Ed ancora Carmelo Bonifacio Malandrino:
“….. attraverso le pitture, che a volte cariche di volti (alcuni staccati e come vaganti in un magma avvolgente) esprimono il disagio
e l’angoscia di vita offesa, gridanti o vendetta o disperazione”.