La politica è l'arte e la scienza del governare, ovvero la teoria e la pratica che hanno per oggetto l'organizzazione e l'amministrazione
dello stato e la direzione della vita pubblica.
In un sistema democratico, la responsabilità del suo fallimento ricade innanzitutto
sui governanti.
Però, anche se in proporzioni diverse, nessun cittadino può esimersi dalle proprie responsabilità.
La politica
può fallire per inefficienza, per incompetenza, per corruzione, per imprevisti o per collusione.
E' paradossale, ma è proprio in quest'ultimo
caso
(la collusione) che la responsabilità dei cittadini assume una valenza particolare.
Esiste, infatti, una responsabilità indiretta
anche degli elettori del politico colluso, se nel voto hanno cercato una via privilegiata per un posto di lavoro, un concorso, un
trasferimento, una promozione, un appalto.
Sono pochi quelli che possono dire a voce alta:
"Io non c'entro".
L’attuale scenario elettorale è davvero sconfortante.
L’unica preoccupazione dei partiti sembra quella di aderire o no all’agenda Monti.
Intanto
la maggior parte di queste cariatidi politiche e mediatiche, dopo aver ceduto pezzi della sovranità nazionale ad un’Europa senza identità,
fa appello al senso di responsabilità degli italiani affinché non si rischi di vanificare i sacrifici sin qui sopportati ed accusa
facilmente di disfattismo, populismo o complottismo chi critica il governo dei tecnici.
Quasi
tutto il ceto politico parlamentare, benché sia responsabile dell’attuale disastro economico e si sia dimostrato incapace di fronteggiarlo
(per aver sostenuto un governo tecnico molto esperto in faccende finanziarie e bancarie), ora, dopo essersi assicurato il ben meritato
e corpulento vitalizio, si ripropone sfacciatamente come il nuovo salvatore della patria.
Questa classe politica, che si è ritrovata
in Parlamento non come scelta dal popolo ma per effetto di un sistema elettorale imperniato sulle liste bloccate, sul premio di maggioranza
e sulla soglia di sbarramento, sta ora utilizzando la stessa legge elettorale per pianificare il nuovo assalto alla diligenza.
Queste
cariatidi non hanno nessuna voglia di ritornare a casa!
Questi politici dimostrano di non conoscere i problemi della gente e talvolta
fanno addirittura ridere.
Invece, quelli che dovrebbero far ridere fanno politica ed ottengono anche un certo consenso.
Cosicché si
giustifica anche la spesa di 1,8 milioni di euro per “La più bella del mondo” di Benigni. [1]
Spero che alla gente, stanca e
sfiduciata, non stiano passando del tutto inosservati i pericoli dello strisciante neoliberismo, cui, per principio, poco interessano
i bisogni della povera gente.
Ma per evitare un totale sconvolgimento dello stato sociale, in parte già avviato attraverso i primi
assaggi delle riforme strutturali neoliberiste, non basta la sola speranza: è necessario che la società civile, quella vera e genuina
scenda in campo con idee chiare.
Serve un Nuovo Centro Politico capace di elaborare ed eseguire un rigoroso ma sobrio programma di
risanamento sociale ed economico del Paese, di riconquistare la sovranità monetaria, di assoggettare il potere monetario delle banche
a quello dello Stato, di coniugare i bisogni e le istanze delle famiglie con gli interessi dello Stato e del mondo della produzione,
di promuovere una corretta politica energetica, di trasformare intelligentemente gli ultimi risparmi in investimenti e di liberare
i cittadini dal pesante fardello delle troppe tasse inique e delle vessazioni inutili.
Un Centro Politico svincolato dalle catene del
potere monetario-bancario, promosso da Maastricht a padrone indiscusso dell’Europa, “alternativo” al fantasioso duopolio partitico
esistente e in grado di chiamare a raccolta, organizzare e coordinare tutte le forze fresche e sane della società civile e capace
di alitare nei giovani linfa nuova e fondate speranze.
Ebbene, ho la netta impressione che, oggi in Italia, un Centro del genere, per
di più capace di essere stella polare per tutte quelle associazioni e quei movimenti nati in silenzio nei valori dell'unità nazionale,
della solidarietà, della cultura, del lavoro, della tolleranza, del ritrovamento dei valori della famiglia e della cristianità della
vita, sia già nato.
Questo Centro si chiama IO AMO L’ITALIA ed il suo premier è Magdi Cristiano Allam.
Certo, il nome non è del tutto
italiano, ma sicuramente chi lo porta sta difendendo l’Italia, o quel che di essa ancora resta, molto di più di tanti altri che la
rappresentano e che pretendono di dettarne le linee guida per il prossimo futuro.
Sono un ITALIANO anch’io e perciò voglio affidare
a lui la maggior parte delle mie speranze.
Qualunque sia il risultato che egli possa ottenere, il Signore lo aiuti, lo benedica e lo
protegga!