La politica è l'arte e la scienza del governare, ovvero la teoria e la pratica che hanno per oggetto l'organizzazione e l'amministrazione
dello stato e la direzione della vita pubblica.
In un sistema democratico, la responsabilità del suo fallimento ricade innanzitutto
sui governanti.
Però, anche se in proporzioni diverse, nessun cittadino può esimersi dalle proprie responsabilità.
La politica
può fallire per inefficienza, per incompetenza, per imprevisti o per collusione.
E' paradossale, ma è proprio in quest'ultimo
caso (la collusione) che la responsabilità dei cittadini assume una valenza particolare.
Esiste, infatti, una responsabilità
indiretta anche degli elettori del politico colluso, se nel voto hanno cercato una via privilegiata per un posto di lavoro, un concorso,
un trasferimento, una promozione, un appalto.
Sono pochi quelli che possono dire a voce alta: "Io non c'entro".
Non c’è che dire: le cose nel Paese vanno proprio male.
Il malcontento di qualche mese fa, dovuto ad un senso di pessimismo generalizzato
verso la politica, è diventato ormai un pericoloso malessere, dovuto alla sfiducia e alla rabbia per il collassamento e il vorticoso
dissesto di una buona parte del sistema pubblico e privato.
Tra i nostri politici, alcuni minimizzano, altri enfatizzano, ma tutti,
con disinvolta scioltezza, tentano di discolparsi, scaricando sugli avversari di turno le responsabilità della crisi economica, del
debito pubblico e della crescita del divario tra i ricchi e i poveri.
La Lega, continuando a inseguire più o meno velatamente la secessione, mira a realizzare il federalismo fiscale, nella speranza di rinsaldare l’economia del Nord, e perciò non molla il governo. (1)
Ma,
secondo molti, il federalismo fiscale, nel migliore dei casi, servirà solo a far crescere ulteriormente il divario tra le regioni
ricche e quelle povere. (2)
Neppure il tempo di digerire le rassicurazioni sulla buona salute del nostro Paese che la BCE “commissaria”
l’Italia. (3)
Il governo, benché barcollante, vara ben due manovre per far tornare i conti: la seconda di 45,5 miliardi di euro, sommata
alla prima, costerà in media ad ogni italiano un paio di migliaia di euro.
Le opposizioni, anch’esse responsabili del disastro che
ha colpito il nostro Paese, schiamazzano.
Bersani “minaccia” una contro-manovra basata sulla lotta agli evasori e insiste a voler
abbassare la soglia della tracciabilità a 1.000 euro.
Bossi, nel tentativo di recuperare consensi, si fa’ paladino dei pensionati e
della povera gente.
Ed ognuno si fa paladino di qualcuno.
Il cuore di Berlusconi gronda sangue. (4)
Quello degli italiani non può, perché
il sangue gli è stato tirato dalle vene!
Ora vale la pena farsi qualche domanda.
In primo luogo chiediamoci un po’ se è giusta l’interferenza
della BCE nel bilancio del nostro stato? (5)
Diciamo innanzitutto che né la BCE, né i membri dei rispettivi organi decisionali possono
sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai governi degli Stati membri o da qualsiasi altro
organismo. (6)
Riflettete quindi quando dicono: “Ce l'obbliga la BCE e dobbiamo farlo!”
Negli ultimi anni i prezzi sono aumentati, l’occupazione
è diminuita, la crescita economica si è arrestata e l’inflazione, nonostante l’ultima stretta monetaria di luglio dovuta all’aumento
del tasso d’interesse, non è diminuita. (7)
Per di più, come quasi sempre accade in seguito ad una stretta monetaria, la produzione
è ulteriormente rallentata. (8)
Ora, poiché per statuto la BCE ha come obiettivi quello della stabilità dei prezzi, di un elevato livello
di occupazione e di una crescita sostenibile e non inflazionistica, si potrebbe quasi dire che la BCE abbia fallito nel suo compito.
(9)
Come se non bastasse, Trichet entra con dettagli nel merito delle regole del mercato del lavoro, un settore rimasto storicamente
fuori dalle competenze europee. (10)
Personalmente ho il timore che le richieste della BCE di “aggiustare i conti” e di sancire nuove
regole del mercato del lavoro possano determinare ulteriori innalzamenti dei prezzi, abbassamenti dell’occupazione e decrescita economica.
In secondo luogo c’è da chiedersi a che condizioni sia giusto che il bilancio di uno stato debba risultare in pareggio.
A questa domanda
risponde la maggior parte degli economisti moderni, secondo i quali, in caso di recessione o di crescita lenta del PIL (sotto il 4%),
cioè nel caso dell’Italia, è opportuno che lo stato spenda qualcosa in più delle sue entrate. Altrimenti, buonanotte ripresa! (11)
In
terzo luogo ci chiediamo come possa riprendersi la nostra economia se non si riduce la tassazione del lavoro che in Italia rimane
a quasi 10 punti al di sopra della media europea. E di questo nessuno ne parla, tanto meno la BCE. (11)
Si vuol far credere, invece,
che siamo vincolati al pareggio di bilancio, alla salute di questo governo, ad una stretta delle regole del mondo del lavoro ed alla
“pace” delle forze politiche.
Tutto merito di una classe politica che si ritrova in Parlamento, più che scelta dal popolo, grazie
ad un sistema elettorale imperniato sulle liste bloccate, sul premio di maggioranza e sulla soglia di sbarramento.
Sistema fatto credere
indispensabile per garantire al Paese la famosa “governabilità”!
Spero che alla gente, benché stanca, non passi tutto inosservato.
Prima
o poi queste cariatidi torneranno a casa!
Per allora se non sarà scesa in campo la società civile, quella vera e genuina, ci aspetterà
uno sconvolgimento totale dello stato sociale.
Ecco perché ora più che mai urge un Nuovo Centro Politico, che sia capace di elaborare
ed eseguire un rigoroso ma sobrio programma di risanamento sociale ed economico del Paese, di coniugare i bisogni e le istanze
delle famiglie con gli interessi dello Stato e del mondo della produzione, di promuovere una corretta politica energetica, di
trasformare intelligentemente i risparmi in investimenti e di liberare i cittadini dal pesante fardello delle tasse inique e delle
vessazioni inutili.
Un Centro Politico svincolato dalle catene del potere monetario e di quello bancario, promossi da Maastricht a
padroni indiscussi dell’Europa.
Un Nuovo Centro “alternativo” al duopolio partitico esistente, in grado di chiamare a raccolta,
organizzare e coordinare tutte le forze fresche e sane della società civile e capace di alitare nei giovani linfa nuova e fondate
speranze.
Un Centro che sia stella polare per tutte quelle associazioni e quei movimenti nati in silenzio nei valori dell'unità nazionale,
della solidarietà, della cultura, del lavoro, della tolleranza e della moderazione.
Ma attenzione! Senza il ritrovamento dei valori
della famiglia e della cristianità della vita, cioè senza Cristo nel cuore, ogni eventuale buon proponimento è destinato solo a fallire.
Sergio Pacillo
(1) http://www.youtube.com/watch?v=17nSE7gbCns
(2) http://www.youtube.com/watch?v=MJiFcatfLIA
(3) http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/08/Azienda_commissariata_manager_cambiano__
(4) http://www.youtube.com/watch?v=aDmgVyKSP_E (4’
e 32”)
(5) http://www.movisol.org/11news141.htm
http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/Bilancio-d/Rendiconto/2010/index.html
(6) http://www.ecb.int/ecb/orga/independence/html/index.it.html
(7) http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/preconprov/20110729_00/
(8) http://it.wikipedia.org/wiki/Stretta_monetaria
(9) http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_centrale_europea
http://www.ecb.int/ecb/orga/tasks/html/index.it.html
(10) http://www.corriere.it/economia/11_agosto_08/lettera-trichet_238bf868-c17e-
(11) http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_macroeconomica
(12) http://www.corriere.it/economia/09_giugno_22/fisco_tasse_lavoro_ee68a708-5f0f-