Figlio del beneventano Castorio dei Fimbri, fu eletto cardinale di S. Silvestro nel 514 dal papa Ormisda. Noto alla corte gotica per
le sue alte qualità d’uomo colto e virtuoso, al trapasso del papa s. Giovanni I, salito al Cielo dalle carceri di Ravenna il 18 maggio
dell’anno 526, fu proposto come suo successore al Senato di Roma, dallo stesso Teodorico. Ma l’ingerenza del re goto creò alcuni dissapori
nell’ambiente romano, destinati, comunque, a durare solo qualche mese, perché, giusto il tempo di confessare il pentimento dei suoi
errori, Teodorico morì. Così, anche per amor di pace, il nostro Felice fu accettato e consacrato il 25 luglio di quello stesso anno (1).
L’elezione
del nostro pontefice, accolta benevolmente anche dal popolo e dal clero di Roma, segnò un passo importante nei rapporti tra il Trono
e la Chiesa, che da molto tempo era rimasta decisamente impedita nella libera elezione del suo pontefice.
Paradossalmente,
la Chiesa beneventana, come tutta quella cattolica, rispetto all’eresia monofisita professata e propagandata dall’imperatore bizantino
Anastasio, si sentiva protetta proprio dai Goti, di fede ariana, sì, ma che godevano di un’organizzazione ecclesiastica su una scala
molto ampia, quasi nazionale, e completamente staccata da quella cattolica (2).
Qualche anno più tardi, Atalarico, sotto la reggenza
della madre Amalasunta, figlia di Teodorico, restituì i diritti al clero romano e così i figli di Boezio e di Simmaco potettero ritornare
in possesso del retaggio paterno di cui erano stati spogliati (3).
Gli anni che seguirono furono di grande
trasformazione, sia nel campo religioso che in quello politico. S. Benedetto si trasferiva a Montecassino sui resti di un tempio pagano,
Giustiniano saliva sul trono di Bisanzio e in Pannonia i Longobardi, i futuri conquistatori dell’Italia, rafforzavano il loro potere
contro i Gepidi.
Ma nella stessa Cristianità aleggiavano tenebre, dissidi e calunnie, come le false accuse che colpirono il vescovo
s. Sabino di Canosa, che, sottoposto al suo giudizio nel 528, fu riconosciuto innocente solo grazie al verificarsi di vari prodigi.
Il nostro pontefice dovette tentare di portare sulla retta via diversi suoi ministri, pur non riuscendoci sempre, come accadde con
il patriarca di Costantinopoli, che fu costretto a scomunicare. Servendosi delle testimonianze dei Padri della Chiesa, soprattutto
di s. Agostino, di cui fece una raccolta di passi che inviò a Cesario d’Arles insieme con una silloge di canoni sui doveri degli ecclesiastici
e di capitoli sulla necessità della grazia e sul libero arbitrio, combatté le eresie semipelagiane che turbavano i cristiani della
Gallia e condannò gli insegnamenti di Celestio, Giuliano d’Eclano (il nipote di s. Emilio vescovo di Benevento, vissuto il secolo
precedente) e Fausto di Lerino, seguaci di Pelagio (4).
A Ravenna, pur accettando le rivendicazioni economiche dei chierici dissidenti,
appianò le divergenze con il clero, approvando la linea di condotta del vescovo s. Ecclesio Celio, mirante a ristabilire la disciplina
ecclesiastica gravemente danneggiata dalle vicissitudini di cui era stato teatro la città. A Roma avviò la ricostruzione della basilica
di S. Saturnino, danneggiata da un incendio, e utilizzò il tempio di Romolo nel Foro (avuto in dono dalla regina Amalasunta, insieme
al Templum Sacræ Urbis sulla via Sacra) trasformandolo nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano, il cui culto, introdotto probabilmente
in quell’epoca anche a Benevento, serviva ad invocare l’intervento taumaturgico di questi Santi in occasione del propagarsi di qualche
pericoloso contagio (5).
Ai nostri giorni a Benevento, un po' fuori mano ed all'ingresso del ponte Leproso sulla via Appia, si può
visitare la chiesa dedicata ai ss. Cosma e Damiano che fu probbailmente edificata su un romitorio coevo del nostro
s. Felice.
Gravemente malato, per il timore che alla sua morte si potessero verificare degli scismi tra il partito goto e quello bizantino,
nei quali erano rimasti divisi il clero ed il popolo di Roma, il nostro Felice dispose la designazione del suo successore nella persona
dell’arcidiacono Bonifacio, di schiatta germanica, consegnandogli il suo pallio vescovile prima di dare l’ultimo respiro (22 settembre
530), per unirsi ai Santi nella gloria di Dio. Ma questa sua decisione, per essere contraria alla tradizione, creò divisioni e tumulti
che sfociarono nell’elezione dell’antipapa Dioscoro. Fortunatamente, dopo qualche settimana, con la morte di costui, la decisione
feliciana fu accettata da tutti (6).
Subito dopo la sua dipartita apparve in visione alla nipote s. Tarsilla, che condusse
con se in Paradiso (7).
Piace qui ricordare che s. Tarsilla fu anche una zia paterna di s. Gregorio Magno (590-604) e che quindi s.
Felice IV e s. Gregorio Magno furono parenti di quarto o sesto grado )8).
Il suo amore verso i poveri e i diseredati, in quel triste
periodo di pestilenze e carestie, viene ricordato nell’epitaffio sul suo sepolcro nella basilica Vaticana, dove si legge:
CERTA
FIDES IUSTIS CŒLESTIA REGNA PATERE
ANTISTES FELIX QUÆ MODO LÆTUS HABET
PRÆLATUS MULTIS HUMILI
PIETATE SUPERBIS
PAUPERIBUS LARGUS, MISERIS
SOLACIA PRÆSTANS
SEDIS APOSTOLICÆ CRESCERE FECIT OPES (9).
Ritenuto già santo in vita per le numerose opere di carità,
con la sua morte si chiuse il ciclo dei primi cinquantaquattro papi tutti santificati ed è estremamente significativo che la sua raffigurazione
nella chiesa romana dei SS. Cosma e Damiano rappresenta il primo e forse l’unico caso nella storia in cui un pontefice appare raffigurato
ancora in vita nella gloria dei Santi (10).
I Beneventani (sic !) sono riusciti a dedicargli una strada in una zona semiabbandonata
del Triggio.
Riferimenti
(1) Arcidiocesi di Benevento, op. cit., p. 39 (viene citato il 15 luglio come giorno
della sua elezione); B. S., op. cit., vol. V, cl. 580 (cita il 12 luglio come data dell’elezione); Ciarlanti G. V., op. cit., p. 29;Pugliese Carratelli G., op. cit., p. 9; Rotili Mario, Benevento e la Provincia Sannitica, op. cit., p. 315 (secondo il Rotili la data
d’elezione al soglio pontificio è il 12 luglio); Saba A., op. cit., vol. I, p. 177; Sarnelli P., op. cit., pp. 5 e 9; Tempi Nuovi,
giugno 1998, p. 9; Treccani, op. cit., vol. V, voce Giovanni I, papa, santo; ibidem, vol. IV, pag. 670, voce Felice IV, papa (cita
il 12 luglio come data dell’elezione).
http://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Felice_IV
(2) B. S., op. cit., vol. V, cl. 580;Ciarlanti G. V., op. cit., p. 29; Pugliese Carratelli G., op. cit., p. 9; Rotili Mario, Benevento e la Provincia Sannitica, op. cit.,
p. 315; Sarnelli P., op. cit., pp. 5 e 9; Tempi Nuovi, giugno 1998, p. 9; Treccani, op. cit., vol. V, voce Giovanni I, papa, santo;ibidem, vol. IV, pag. 670, voce Felice IV, papa.
(3) B. S., op. cit., vol. V, cl. 580; Pugliese Carratelli G., op. cit., p. 7; Saba
A., op. cit., vol. I, p. 177.
(4) Arcidiocesi di Benevento, op. cit., p. 39; B. S., op. cit., vol. V, cl. 580 e 582; Ibidem, vol. XI,
cl. 552; Ciarlanti G. V., op. cit., p. 172; Saba A., op. cit., vol. I, p. 180.
(5) B. S., op. cit., vol. IV, cl. 897; Rotili Mario,
op. cit., p. 315; Saba A., op. cit., vol. I, p. 180.
(6) B. S., op. cit., vol. I, cl. 316; Ciarlanti G. V., op. cit., p. 172 (secondo
il Ciarlanti la morte avvenne il 12 ottobre); Rotili Mario, Benevento e la Provincia Sannitica, op. cit., p. 315; Saba A., op. cit., vol.
I, p. 181; Treccani, op. cit., vol. IV, p. 670, voce Felice IV.
(7) B. S., op. cit., vol. XII, cl. 139; Ciarlanti G. V., op. cit.,
p. 172 (il Ciarlanti nel riportare questa notizia potrebbe essere stato tratto in errore dalla confusione con s. Felice II, detto
il III. L’ipotesi che si possa trattare di una svista è avvalorata dall’errore di aver riportato contestualmente al 25 febbraio la
festa di s. Felice IV (III), che in realtà è proprio quella che la tradizione attribuisce a s. Felice II, detto il III. Ciò nonostante
riporto la notizia del Ciarlanti, confortato dal fatto che s. Tarsilla era una sorella del padre di s. Gregorio Magno, che ebbe notoriamente
i natali verso l’anno 540).
(8) http://www.santiebeati.it/dettaglio/83050
(9) Arcidiocesi di Benevento, op. cit., p. 39; B. S., op.
cit., vol. V, cl. 581; Ciarlanti G. V., op. cit., p. 172; Rotili Mario, Benevento e la Provincia sannitica, op. cit., p. 315; Treccani,op. cit., vol. IV, p. 670, voce Felice IV.
(10) B. S., op. cit., vol. V, cl. 581; Ciarlanti G. V., op. cit., p. 172; Rotili Mario,Benevento e la Provincia Sannitica, op. cit., p. 315; Treccani, op. cit., vol. IV, p. 670, voce Felice IV.
CENNI STORICI
ANNO 500. La città di Benevento è totalmente occupata dai Goti.
ANNO 507/511. In seguito ad un’eruzione del Vesuvio,
Teodorico scrive una lettera al prefetto del pretorio, Fausto, per raccomandargli l’opportunità di ridurre le tasse in Campania e
ordinargli di inviare nei territori disastrati di Nola e di Napoli degli ispettori fidati con il compito di valutare i danni veramente
subiti dai singoli agricoltori.
ANNO 512. Il Vesuvio mostra la forza devastatrice e in alcune zone (San Sebastiano) la violenza supera
quella del 79 d.C. .
ANNO 518. In questi ultimi quindici anni la Chiesa beneventana, come tutta quella cattolica, si sente in un certo
senso protetta rispetto all’eresia monofisita professata e propagandata dall’imperatore Anastasio, proprio dai Goti, benché questi
siano di fede ariana.
ANNO 523. Il papa Ormisda lascia questa terra e gli succede Giovanni I.
Benevento è sotto il dominio di Teodorico. Le funzioni militari, come avviene nell’intero regno goto, sono affidate ai Goti, mentre l’amministrazione civile rimane nelle mani dei Beneventani, i quali, inermi, con le loro tasse annuali mantengono e pagano l’esercito che li difende dai nemici.
medaglia di Teodorico
La maggior parte dei Goti impiantati a Benevento è di fede ariana e, facendo parte di un’organizzazione ecclesiastica
quasi nazionale, è completamente staccata da quella cattolica.
Sono ampiamente rispettate tutte le usanze, le istituzioni e le proprietà
della Chiesa Cattolica e trattati con riguardo gli esponenti della sua gerarchia, con l’astensione da qualsiasi ingerenza nelle questioni
ecclesiastiche.
ANNO 525. Teodorico manda a Bisanzio il papa Giovanni I, per incoronare Giustino, ma in realtà la missione di Giovanni
I consiste nell’intercedere presso Giustino per far sospendere le persecuzioni antiariane contro gli Ostrogoti e fallisce.
ANNO 526.
18 maggio, Ravenna: dopo il fallimento della sua missione in Oriente, in un clima di tensioni e di sospetti causati dalla rappacificazione,
quasi forzata dei ceti dirigenti romani d’Oriente e di Occidente, Giovanni I lascia santamente questa terra
L’elezione
a papa di s. Felice IV, uomo colto e noto alla corte di Teodorico per le sue alte qualità, segna un passo importante nei rapporti
tra il Trono e la Chiesa, alla quale viene decisamente impedita la libera elezione del pontefice.
Teodorico muore, dopo aver designato
alla successione al trono Atalarico, minorenne. Prima di chiudere gli occhi confessa al suo medico Elpidio il profondo pentimento
per aver condannato a morte il senatore Simmaco e il suo onesto genero Boezio, che in visione l'aveva perseguitato e tormentato
da qualche tempo. Alla figlia Amalaswintha (Amalasunta), che gli farà erigere il monumento funebre, raccomanda d'amare il Senato romano
e di riconciliarsi con l’imperatore Giustino.
A Teodorico succede il genero Eutarico, sposo della figlia Amalasunta, che muore poco
dopo il riconoscimento da parte di Costantinopoli.
ANNO 527. Mese di agosto: l’imperatore Giustino I muore e gli succede
Giustiniano I.
ANNO 529. S. Benedetto da Norcia, in buoni rapporti con l’aristocrazia romana, si trasferisce a Montecassino sulla via
Latina, in un tempio pagano (forse semidiroccato) dedicato a Giove e ad Apollo, dove ancora si pratica il culto di quest’ultimo
Prima di intervenire contro i barbari dell’Occidente, Giustiniano avverte la necessità di fermare i Persiani guidati da Cosroe e perciò
incomincia una campagna contro di lui impegnando il generale Belisario.