Trascorso
quasi un anno a Benevento, che può considerarsi il primo luogo delle sue missioni, e vestito l’abito religioso il 2 febbraio 1727
nel Noviziato di S. Maria di Caravaggio in Napoli, dopo un anno di noviziato vissuto sulle orme della perfezione religiosa
di s. Giuseppe Calasanzio, ottenne la dispensa del secondo anno di prova e così il 25 marzo 1728 fece i voti di povertà, castità,
obbedienza e quello di istruire la gioventù secondo le Costituzioni dell’Ordine. (2)
Inviato negli anni 1728-30 alla casa professa
di Chieti e poi a Melfi (1730) per continuare i suoi studi, il 20 marzo 1734 fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Brindisi, Andrea
Maddalena. Dopo aver svolto il compito d’educatore dei giovani a Turi (Bari, 1733), si portò a Francavilla Fontana, dove dimorò dal
1733 al 1736. E da Francavilla scrisse una lettera al padre il 13 giugno del 1734, dalla quale s’intuisce come egli avesse avuto il
suo carisma di conoscere il destino delle anime, dopo la morte: “… anzi li dica (riferito allo zio de Nucibus) che non si dimentichi
della sua Moglie defonta, la quale pena ancora tra le fiamme, e chiede soccorso, e promette rimunerazione a chi la soccorre. …”. (3)
Dopo
questo periodo predicò per diversi anni in molte città, tra cui Chieti, Ortona a Mare (1739-42), Lanciano, (1742-44), Aversa, Roccaraso,
Teramo, Calvi, Avellino ed Ariano Irpino. In quel periodo, mentre il Signore avvalorava la sua opera con manifesti prodigi, egli scriveva:
“ … quanto più voi vi vedete allo scuro, tanto più persistete nella santa orazione, mentre in questa Dio dà i suoi lumi opportuni,
secondo i bisogni, e vi assicuro che il demonio non procura altro se non di levarci l’orazione, mentre con l’aver tolta questa, ecco
caduto il tutto ed ecco rovinata ogni virtù, come ogni pianta si secca se non si dà acqua come conviene … ”. (4)
Durante le sue missioni
a Lanciano successero due fatti prodigiosi che furono poi addotti nella causa di beatificazione. (5)
Il primo, allorquando, avendo
notata l’assenza a scuola dell’alunno Giovanni Capretti, dopo un momento di raccoglimento esclamò: “Povero Giovanni, … sta moribondo.
Preghiamo per lui la Mamma bella!”. E portatisi con i compagni a casa del ragazzo, lo trovò a terra, privo di sensi e morente, mentre
i familiari lo pensavano a scuola. Soccorso prontamente, il piccolo Giovanni aprì gli occhi ed ebbe subito a ristabilirsi. (6)
Il secondo
fatto accadde nel 1746 allorquando, avendo avvertita in visione un’imminente catastrofe, alle due di notte si portò nella cattedrale
per chiedere al sagrestano di suonare le campane a distesa. Alla gente accorsa, infastidita ma incuriosita, chiese di pregare la Madonna
per avere salva la vita dall’imminente terremoto, che da lì a poco, mentre egli ancora predicava, arrivò fortissimo, producendo distruzione
e morti nei paesi vicini. E la Madonna accolse quella supplica evitando che a Lanciano vi fossero morti o danni. (7)
Qualche anno
più tardi, a Napoli, dove si era diffusa la fama dei suoi prodigi, fu accusato presso l’arcivescovo Sersale dai preti “Cappelloni”
(così detti perché portavano il cappello con larghe falde rivolte all’insù, secondo l’uso spagnolo) di assolvere troppo facilmente
i penitenti e di imporre penitenze eccessivamente miti. Al divieto inflittogli dal Sersale di ascoltare le confessioni, si aggiunse
l’ordine del re d’espulsione dalla città di Napoli, sospettato di essere un elemento politicamente pericoloso ed in cerca del favore
popolare. Dopo aver fondato a Montecalvo Irpino una Congregazione di pie persone, detta del “Sacro Cuore”, nel 1765 fu inviato nella
Casa di Campi Salentina (nella diocesi di Lecce), dove oltre un secolo prima (1631) s. Giuseppe Calasanzio aveva aperto una scuola
per i fanciulli poveri. (8)
Acclamato “Padre Santo”, la gente accorreva, oltre che per confessarsi, anche perché affamata dalla morsa
della carestia. Lui la confortava sempre e non la mandava mai via delusa, sfamandola con i pochi pezzi di pane che aveva ma moltiplicandoli
come aveva fatto Gesù nel deserto. (9)
Ormai non gli restava molto da vivere. E lì, sul tramontar del sole, terminò i suoi giorni il
15 luglio dell’anno 1766, invocando la sua “Mamma bella” per abbracciare i Santi nella Gloria del Signore, adagiato sopra una panca,
sulla quale si era disteso colpito in confessionale da un male improvviso. (10)
Il processo ordinario delle virtù e dei miracoli ebbe
inizio solo nel 1835 ed i processi apostolici furono aperti a Montecalvo Irpino dal mons. Gioacchino dei conti di Pecci, delegato
apostolico di Benevento dal 1838 al 1841, che, quando con il nome di Leone XIII ascese al trono di Pietro nel 1878, ne proclamò l’eroicità
delle virtù il 17 novembre. Fu beatificato il 26 gennaio 1890 dallo stesso papa e canonizzato il 19 marzo dell’anno 1934 da Pio XI.
La sua salma viene custodita e venerata nella chiesa-santuario dei padri Scolopi in Campi Salentina. Benché la sua festa è stata fissata
al 15 luglio, a Montecalvo Irpino viene festeggiato il 20 agosto. (11)
Riferimenti
(1) Arcidiocesi
di Benevento, op. cit., p. 23; B. S., op. cit., vol. X, cll. 1007 e 1008; Carrabba F., op. cit., vol. X, p. 335; Cavalletti G.B.M.,depliant cit., interno; Ibidem, S. Pompilio Maria Pirrotti…, op cit., p. 7, 11 e 13.
http://www.sanpompilio.it/vitabartolini.htm
(2) Arcidiocesi
di Benevento, op. cit., p. 23; B. S., op. cit., vol. X, cll. 1007 e 1008; Carrabba F., op. cit., vol. X, p. 335; Cavalletti G.B.M.,op. cit., interno.
http://it.wikipedia.org/wiki/Pompilio_Maria_Pirrotti
(3) Arcidiocesi di Benevento,op. cit.,
p. 23; B. S., op. cit., vol. X, cll. 1007 e 1008; Carrabba F., op. cit., vol. X, p. 335; Cavalletti G.B.M., depliant cit., interno; Ibidem,
S. Pompilio Maria Pirrotti…, op cit., p. 7, 11 e 13
(4) B. S., op. cit., vol. X, cll. 1008 e 1009; Cavalletti
G.B.M., depliant cit., interno.
(5) Carrabba F., op. cit., vol. X, p. 335.
(6) Carrabba
F., op. cit., vol. X, p. 335.
(7) B. S., op. cit., vol. X, cl. 1009; Carrabba F., op. cit., vol. X, p. 335.
http://it.wikipedia.org/wiki/Terremoti_in_Italia_nell%27et%C3%A0_moderna
Ad onor del vero, nell’elenco dei terremoti registrati in Italia non ho trovato quello del 1746, che, citato da più fonti
nella vita di s. Pompilio, avrebbe provocato morti e danni in Abruzzo tranne che a Lanciano. A meno che non ci si voglia riferire
al terremoto del 17 aprile del 1747, essendo il nostro Pompilio ancora a Lanciano in quella data.
(8) B. S.,op. cit., vol. X, cll. 1009 e 1010; Cavalletti G.B.M., depliant cit., interno.
(9) http://www.angelosiciliano.com/APERTO%20IL%20GIUBILEO%20POMPILIANO.htm
(10) B.
S., op. cit., vol. X, cll. 1009 e 1010; Cavalletti G.B.M., depliant cit., interno.
(11) Arcidiocesi di Benevento,op.
cit., p. 23; B. S., op. cit., vol. X, cll. 1009 e 1010; Rotili Mario, Benevento e la Provincia Sannitica, op. cit., p. 309; Treccani,op.
cit., vol. VI, p. 807, voce Leone XIII, papa.