I derivati bancari sono strumenti finanziari che fanno "derivare" il loro valore da quello di altre attività, quali merci, valute,
crediti, titoli, indici finanziari o altri derivati.
Le principali categorie di derivati di base sono gli swap, i future, i forward,
le opzioni..
I derivati si prestano facilmente ad abusi, truffe e manipolazioni.
Nel 1773, in Inghilterra, dopo uno scandalo finanziario,
venne proibita alla borsa londinese la contrattazione di opzioni e future.
Recentemente si sono diffusi al punto da acquisire un’importanza
strategica che coinvolge in quasi tutto il mondo i mercati delle borse, della moneta e della valuta.
Alla fine del giugno 2007 il mercato
dei derivati aveva ormai raggiunto 430 mila miliardi di dollari.
Le statistiche ufficiali hanno difficoltà a registrare la reale dimensione
e la natura delle transazioni che si svolgono in tale mercato.
L’utilizzo dei derivati tende a gonfiare i bilanci sia delle imprese
produttive che delle bancche, o perlomeno rende di più difficile comprensione i dati di lettura dei bilanci.
Nati e proposti a protezione
contro i rischi, essi sono oggi molto usati anche a fini speculativi, per nascondere perdite di bilancio o per spostare in avanti
un indebitamento difficilmente affrontabile sul momento.
La cronaca recente mostra cosa è successo anche a molti enti pubblici italiani
che hanno contratto derivati bancari.
In genere i contratti di finanza derivata sono stipulati con le banche nella prospettiva di risparmiare sui tassi di interesse
di una massa debitoria, “scommettendo o non” sugli andamenti dei mercati finanziari.
Cosicché per correggere contratti che non danno i risultati sperati, si stipulano quelli derivati incrementanto i valori di riferimento.
Si tratta in genere di operazioni “ad alto rischio”, considerate da non pochi esperti dei veri e propri giochi di azzardo che gli enti fanno con gli isitituti di credito.
In
pratica, un privato o un ente scommettono contro una banca che, se un tasso rimane entro una certa soglia, essi ci guadagnano e, se
la supera, perdono, proprio come ad una lotteria.
In Italia, per colpa di questo “gioco”, molte ammnistrazioni pubbliche (comuni, province e regioni), con la prospettiva di un facile investimento o per la necessità di rinegoziare un mutuo da tasso variabile a tasso fisso, sono finite sull’orlo del dissesto finanziario.
Nel frattempo, il comune di Roma ha contratto circa 6 miliardi di derivati e quello di Milano ha già una perdita do 80 milioni su circ 1,7 miliardi.
La capacità speculativa di questi derivati è davvero impensabile,
anche per un cittadino provvisto di conoscenze in campo finanziario.
Secondo il ministro Tremonti il volume dei derivati è 12 volte
e mezzo il Pil mondiale (1).
«Da molti anni, ha spiegato il ministro in una conferenza stampa tenuta al termine del mese di febbraio, almeno dal 2000 in poi, i derivati non hanno più la funzione assicurativa ma diventano operazioni speculative fine a se stesse. In questo momento, ha aggiunto, il volume nazionale dei derivati è pari, secondo i dati del Congresso degli Stati Uniti ma anche secondo la Banca dei regolamenti, a 12,5 volte il Pil del mondo» (1).
In termini molto semplici, il danaro si sta concentrando sempre di più nelle mani di poche persone, finendo di spingere verso la soglia della povertà anche i ceti medi.
S
“Gli enti di cui al comma 1 possono emettere titoli obbligazionari e contrarre mutui con rimborso del capitale in unica soluzione alla scadenza, previa costituzione, al momento dell’emissione o dell’accensione, di un fondo di ammortamento del debito, o previa conclusione di swap per l’ammortamento del debito …”.
A questo punto perché ...........................................
(1) http://www.luigiboschi.it/?q=node/20635
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/02/
(2) http://www.finansol.it/?p=840
(3) http://www.finanzaonline.com/forum/showthread.php?t=1016976&goto=nextoldest
http://www.ilgiornale.it/interni/cosi_banche_strangolano_imprese/08-03-2009